Ti è mai capitato di sentire il tuo cellulare vibrare o squillare, solo per accorgerti che era solo la tua mente che ti giocava un brutto scherzo? Questa è una situazione sempre più comune, causata dall’uso eccessivo del cellulare per lavoro o svago. Uno studio del 2018 ha rivelato che il 59% dei partecipanti ha segnalato di essere stressato dall’utilizzo del telefono, mentre il 40% ha manifestato sintomi di dipendenza comportamentale, difficoltà emotive e la cosiddetta “sindrome da vibrazione fantasma.

Osservare se stessi o le altre persone ci permette di notare come molti hanno l’abitudine di controllare ripetutamente il proprio cellulare, anche quando non ci sono notifiche o chiamate in arrivo. Questo può essere dovuto al timore inconscio di aver perso un messaggio o una chiamata importante.

Questo stato viene chiamato anche come FOMO (Fear of Missing Out), che rappresenta un tipo di paura sociale in cui l’individuo ha la costante necessità di rimanere connesso con le attività svolte dalle altre persone, per paura di perdere esperienze o eventi e di essere escluso dai contesti sociali. Questo stato di agitazione può causare nervosismo, irritabilità e stress.


Il caso di Irene: consapevolezza di sé e gestione del tempo contro l’uso eccessivo della tecnologia

Incontrai Irene quando aveva 34 anni: aveva un lavoro stabile, una relazione altalenante e tanti sogni nel cassetto, tra cui l’avvio della sua attività in proprio. Irene aveva studiato e acquisito le competenze necessarie, ma si sentiva frustrata per la mancanza di tempo che le impediva di realizzare il suo sogno imprenditoriale.

Tra una parola e l’altra, intuii che Irene fosse una ragazza molto attiva sui social, così le chiesi quanto tempo dedicasse al cellulare. Un po’ timidamente, mi disse di trascorrere mediamente 4 ore al giorno sui social network e altre ore a guardare serie TV fino a notte fonda, arrivando spesso a passare anche 6-8 ore al giorno in questo modo

Avevamo un dato importante e abbiamo deciso di partire proprio da lì.

Durante la conversazione, ho evidenziato l’importanza di essere consapevoli dell’impatto della tecnologia sulla nostra capacità di concentrazione, riflessione e riposo. Ho incoraggiato Irene a fare un esame critico del suo utilizzo personale della tecnologia, individuando le aree in cui poteva ridurre il tempo speso sui social network e altre attività non produttive. In questo modo avrebbe potuto investire più tempo ed energia nella realizzazione del suo sogno imprenditoriale.

Insieme abbiamo creato un piano d’azione per migliorare la sua consapevolezza di sé e la gestione del tempo, che prevedeva anche la definizione di obiettivi chiari e il monitoraggio dei progressi fatti nel tempo.


Dopodiché Irene iniziò la auto-osservazione: quando prendeva il cellulare in mano? quando controllava i social? come si sentiva quando passava ore a guardare le serie televisive?

Durante il nostro percorso insieme, Reed Hastings, CEO (orami ex) di Netflix in un’intervista disse: “il sonno è il nostro concorrente più forte, ed è con lui che stiamo combattendo“. Queste parole hanno fatto arrabbiare Irene perché si sentiva manipolata, ma grazie al lavoro che stava facendo, si è ricordata che il potere è nelle sue mani.

Così ha preso coscienza di come trascorrere il tempo in modo produttivo e consapevole, evitando di sprecare ore preziose della sua vita che causavano solo stanchezza e mancanza di concentrazione.

È importante sapere che il nostro cervello apprende non solo le azioni che intraprendiamo regolarmente, ma anche l’intervallo di tempo che passa tra una e l’altra. Di conseguenza, se di solito controlli il tuo cellulare o la tua e-mail ogni 20 minuti circa, il tuo cervello ti ricorderà di ricontrollare interrompendo qualsiasi attività in corso.


La capacità di fermarsi in risposta a uno stimolo e mettere in atto obiettivi complessi in modo non riflessivo è ciò che la nostra corteccia prefrontale e la sua rete offrono agli esseri umani per differenziarci da animali molto meno evoluti“. Adam Gazzaley e Larry D. Rosen

Per approfondire questi temi consiglio la lettura del libro “Distracted mind. Cervelli antichi in un mondo ipertecnologizzato” di Adam Gazzaley e Larry D. Rosen in cui ci accompagnano in un viaggio su come e perché lottiamo con interruzioni e distrazioni che emergono sia dal nostro mondo interiore che da quello esterno.


Come i social sfruttano la vulnerabilità del nostro cervello?


  1. Hai mai notato che tendiamo a cliccare prima sui contenuti negativi sui social media? Gli studi dimostrano che le informazioni negative attirano di più l’attenzione delle persone e possono plasmare le nostre emozioni. Questi contenuti generano paura, rabbia e disgusto, che spesso portano a molta interazione e diffusione. Tuttavia, l’esposizione frequente a contenuti negativi può influenzare negativamente il nostro senso di gentilezza, umanità e comprensione. Questo è evidente nei commenti cattivi e pieni di rabbia rivolti a molte persone famose e non.
  2. Il nostro dispositivo, che per molti è il miglior amico sempre a portata di mano, crea urgenza grazie a vibrazioni, notifiche, luci che lampeggiano ecc. Essere costantemente stimolati dal cellulare può compromettere la nostra capacità di concentrarci su ciò che è davvero importante.
  3. I social network sono pieni di immagini perfette che mostrano le persone in momenti ben selezionati, portando l’utente a confrontarsi costantemente con gli altri. In un mondo dominato dai “momenti perfetti“, può essere facile perdere la propria autenticità. I social media possono influenzare l’autostima, la fiducia e il benessere delle persone, causando emozioni negative come invidia, vergogna e ansia.
  4. Molti sentono la paura di essere rifiutati, una sensazione comune che conoscono tutti. Di conseguenza, molte persone cercano l’accettazione sociale attraverso i social media, volendo evitare di essere esclusi o giudicati. La ricerca della perfezione spinge molte persone a investire enorme quantità di energia nel mostrare una vita idealizzata sui social, a volte persino inventata, per ottenere apprezzamenti e accettazione.
    La paura del rifiuto e del giudizio può portare a trascurare la propria unicità e a privilegiare l’apparenza a discapito della sostanza, con la conseguenza di non esprimersi veramente.


Riguardo a questo ultimo concetto, mi viene in mente un pensiero della filosofia giapponese: Oubaitori, che ci invia a valorizzare la nostra unicità e a liberarci dai confronti tossici.

Secondo questo principio, dovremmo essere orgogliosi di ciò che ci distingue dagli altri e apprezzare la diversità degli individui intorno a noi. Abbracciando la nostra individualità, possiamo contribuire al mondo in modo unico e speciale, senza lasciarci influenzare dalle pressioni sociali.


L’impatto dei social sui nostri rapporti affettivi

Irene ha notato che la sua seconda fonte di frustrazione, dopo l’incapacità di avviare un’attività, era il rapporto con il suo compagno. Durante il periodo di auto-osservazione, ha capito che ogni volta che litigava con lui, finiva per controllare i social media dei suoi ex, allontanandosi ulteriormente dal partner. Tuttavia, ha preso coscienza di come questo comportamento influenzasse la sua vita e le sue relazioni, e ora cerca di risolvere i problemi di coppia tramite la comunicazione invece che distrarsi sui social.

Evidenze dallo studio del 2021 rivelano la correlazione tra l’uso di Instagram e la soddisfazione relazionale. Il tracciamento del tempo dell’app ha permesso ai ricercatori di scoprire che l’aumento dell’utilizzo di Instagram è associato a una diminuzione della soddisfazione relazionale, con un aumento dei conflitti e degli esiti negativi. Inoltre, l’uso compulsivo di Instagram è stato innescato dall’insoddisfazione e dal conflitto nella relazione.

Sebbene l’uso dei social sia ormai parte integrante della nostra vita, è fondamentale imparare a gestirli in modo da non farli diventare il centro della nostra esistenza. Sta a noi scegliere se utilizzare i social media per creare conflitti o per creare connessioni significative con gli altri.


Solitudine è la salsa segreta per la leadership

E’ la frase di Raymond M. Kethledge e Michael S. Erwin, autori di “Lead Yourself First”, i quali sostengono che i leader che imparano ad abbracciare la solitudine possono sperimentare una maggiore creatività, equilibrio e chiarezza mentale.

I dispositivi elettronici ci bombardano costantemente con le opinioni degli altri, facendoci perdere la capacità di stare soli con i nostri pensieri. Tuttavia, imparare a trovare momenti di solitudine e riflessione è importante per tutti, non solo per i leader delle aziende, ma per ogni persona che desidera essere leader della propria vita.

La capacità di stare soli con i propri pensieri ci consente di vivere una vita di qualità superiore, offrendoci la libertà di scegliere come pensiamo e agiamo. Trovare momenti di solitudine, meditazione o riflessione non solo è piacevole, ma dovrebbe diventare un impegno per migliorare la nostra vita e quella degli altri, dando un esempio positivo alle nuove generazioni.


Gli uomini cercano la solitudine nel deserto, in riva al mare o in montagna – un sogno che hai accarezzato troppo affettuosamente anche tu. Ma tali fantasie sono del tutto indegne di un filosofo, poiché in qualsiasi momento tu scelga puoi ritirarti in te stesso. In nessun luogo l’uomo può trovare un rifugio più tranquillo o più sereno che nella propria anima; soprattutto, possiede risorse in se stesso, che deve solo contemplare per assicurarsi un’immediata tranquillità della mente – la facilità che è solo un’altra parola per uno spirito ben ordinato. Approfitta spesso, dunque, di questo ritiro e rinnovati così continuamente. Marco Aurelio


Come gestire l’uso dei social media nella vita quotidiana: l’importanza di trovare l’equilibrio

La tecnologia influenza tutti noi in modo diverso e resistere ai suoi effetti può essere difficile.

Le tecnologie persuasive sono sempre più abili a individuare le nostre vulnerabilità e sfruttarle per mantenerci coinvolti, portandoci a perdere sempre più il controllo su noi stessi e le nostre credenze. Quali sono le soluzioni?


Basandomi sulla mia esperienza personale e su quella dei miei clienti, posso condividere ciò che ha funzionato per coloro che desideravano cambiare i propri comportamenti. Ecco le azioni che possono essere intraprese:


  • conoscere ed auto-osservarsi (cosa succede quando sei annoiato, arrabbiato, agitato..?)
  • essere onesti con se stessi
  • essere consapevoli di se e delle proprie azioni
  • avere una mente lucida
  • darsi delle regole
  • sviluppare una forte stima di sé, il che comporta il rispetto per il proprio tempo e la propria salute mentale, emotiva e fisica
  • gestire e fisare bene i propri obiettivi di vita
  • dedicarsi dei momenti in cui riflettere e stare con se stessi senza alcuna distrazione
  • un buon percorso di crescita interiore

Il mio percorso con Irene si è concluso quando ha cominciato a dedicare più tempo alla solitudine positiva, riducendo drasticamente l’uso dei dispositivi e smettendo di confrontarsi con gli altri. Grazie alla determinazione e alla voglia di farcela Irene ha seguito la sua passione e ha aperto la sua attività in un luogo significativo per lei, dove si sentiva felice e orgogliosa di se stessa.

Spero che questo articolo ti abbia fornito qualche spunto utile per iniziare a lavorare sui tuoi obiettivi e raggiungere i tuoi sogni. Se vuoi approfondire il tema e lavorare insieme a me come tuo coach personale, sarò lieta di fissare un incontro con te. Insieme potremo individuare le tue sfide e le tue opportunità, elaborare un piano d’azione efficace e raggiungere i risultati che desideri.

 

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